CORREZIONE DEL COMPITO

Kant ritiene che l'illuminismo sia l'età in cui l'uomo accetta il rischio del pensiero, in cui, cioè, l'uomo vuole iniziare a ragionare con la propria testa e non più sotto i canoni dogmatici riportati dalla tradizione. Da qui l'invocazione "sapere aude", ripresa da Orazio. Del resto, Kant non si limita a costatare e denunciare il mancato uso della ragione, a scrivere un appello in sua difesa, ma vuole spiegare i motivi che rendono tale assenza volontaria, responsabile, e, addirittura, desiderata. In sintonia con i suoi contemporanei Kant presenta la propria epoca come età di rischiaramento in quanto in essa sono presenti le condizioni storiche in grado di promuovere il libero pensiero. Kant, pur essendo figlio dell'illuminismo in quanto ritiene che i confini della ragione possono essere tracciati solo dalla ragione stessa, riesce a superare lo stesso illuminismo portando davanti al tribunale della ragione non solo l'intero mondo dell'uomo, ma anche la ragione stessa per chiarirne strutture e possibilità. Così facendo, con Kant, la ragione non è solo giudice, come nell'illuminismo, ma è anche imputato.

Il criticismo è il pensiero proprio di K. in quanto fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia. Il termine critica (dal v krino=valuto) è atteggiamento filosofico che consiste nell'interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane ai fini di chiarirne la possibilità, cioè le condizioni che ne permettono l'esistenza, la validità, cioè titoli di legittimità o non-legittimità che le caratterizzano e i limiti, cioè i loro confini di validità. L'indirizzo critico se da un lato oppone Kant al dogmatismo e allo scetticismo dall'altro lato lo connette all'empirismo e all'illuminismo che avevano insistito entrambi sui limiti conoscitivi dell'uomo. La critica kantiana viene anche definita come filosofia del limite in quanto essa tende a stabilire, nei vari settori dell'esperienza, le "colonne d'Ercole dell'umano" e quindi il carattere finito o condizionato della possibilità esistenziali. Con questo la critica kantiana non assume solo un aspetto negativo in quanto pone i limiti oltre cui non si può estendere la conoscenza, ma anche positivo perché tracciare il limite dell'esperienza significa nel contempo garantire, entri il limite stesso, la sua validità.

Kant trova che si debba dare una risposta allo scetticismo di Hume che lo ha risvegliato dal sonno dogmatico, facendogli rinunciare ad ogni evasione dai limiti dell'uomo. Kant fa riferimento a queste due filosofie sostenendo che non si debba prendere nulla come verità assoluta, ma vada tutto sottoposto ad una critica, criticando così il dogmatismo. Del resto ritiene anche che la conoscenza non derivi solo dall'esperienza, come vuole l'empirismo, ma dalla sintesi di questa con quelli che Kant chiama i giudizi sintetici a priori. Così supera lo scetticismo di Hume che, ritenendo che la conoscenza scientifica si basasse solo sull'esperienza, portava alla conclusione che non si poteva essere certi (scetticismo) che anche in futuro le cose sarebbero andate così.

Esplicativo è l'esempio in cui il pensiero kantiano viene esemplificato come una persona che porta gli occhiali azzurri; essa, pur non potendo esser certa che il mondo sia realmente di colore azzurro, può, però, affermare con certezza che a lei apparirà sempre di quel colore. Infine supero lo scetticismo anche nel vedere il limite nella sua connotazione positiva oltre che negativa. Infatti, la critica kantiana non assume solo un aspetto negativo in quanto pone i limiti oltre cui non si può estendere la conoscenza, ma anche positivo perché tracciare il limite dell'esperienza significa nel contempo garantire, entri il limite stesso, la sua validità.

Kant è convinto che la conoscenza umana, e in particolare la scienza, offra l'esempio di principi assoluti (verità universali e necessarie) che valgano ovunque e sempre allo stesso modo. Infatti, la scienza, pur derivando in parte dall'esperienza, presuppone anche, alla propria base, alcuni principi immutabili che fungono da pilastri. Kant sviluppa così la teoria dei giudizi dividendo i giudizi in sintetici a priori (cioè giudizi che aggiungono qualcosa alle nostre conoscenze, e universali e necessari in quanto non derivano dall'esperienza. Su di essi scienza), giudizi sintetici a posteriori (cioè quei giudizi che pur aggiungendo qualcosa alla nostra conoscenza non sono universali e necessari in quanto derivano dall'esperienza. Sono la base dell'empirismo) e i giudizi analitici a priori (cioè giudizi che pur essendo universali e necessari in quanto non derivano dall'esperienza sono sterili perché non aumentano la nostra conoscenza. Sono la base del razionalismo).

Nel passo viene evidenziato come Kant riveli nella situazione filosofica dei suoi tempi un'analogia con la situazione in cui versava la scienza ai tempi di Copernico e ritiene quindi di dover attuare nella filosofia un cambiamento decisivo, che per la sua particolare radicalità verrà paragonato, dallo stesso filosofo, alla rivoluzione attuata da Copernico nella scienza. Kant, infatti, intende per rivoluzione copernicana il mutamento di prospettiva da lui realizzato in filosofia. Infatti, Kant, invece di supporre che le strutture mentali si modellino sulla natura, suppose che l'ordine della natura si modelli sulle strutture mentali. Così come Copernico suppose che fosse lo Terra (spettatore) a ruotare intorno al Sole e non il Sole intorno alla Terra, così Kant suppose che fosse il soggetto a ruotare intorno all'oggetto cioè a condizionare l'oggetto e non il contrario. Col ribaltamento del rapporto tra soggetto e oggetto, il pensiero umano, col suo moto ordinatore, costruisce il mondo dell'esperienza.

L'io penso è quell'attività mentale unificatrice di cui sono funzioni le categorie. Sintesi di tutte le sintesi l'io penso rappresenta quella suprema garanzia dell'oggettività della conoscenza. L'io penso ha un carattere puramente formale o funzionale e si configura come la semplice possibilità dell'esperienza. L'importanza dell'io penso sta nel suo rendere possibile l'oggettività (cioè l'universalità e la necessità) del sapere. Infatti, senza l'io penso e le categorie attraverso cui esso opera, saremmo chiusi nel cerchio della soggettività individuale e potremmo stabilire soltanto delle connessioni particolari o contingenti.

Nella dialettica trascendentale Kant prende in esame la ragione e le idee sulle quali essa si basa (anima, mondo e Io) e dimostra come su di esse si basi la metafisica. Kant ritiene che all'uomo non è data la possibilità di conoscere ciò che supera l'esperienza e, quindi, non potrà mai arrivare a trovare la soluzione alle domande che si pone la metafisica. Del resto la mente umana non può neanche liberarsi da queste domande che sono innate nell'uomo. Da qui la funzione regolatrice delle idee che è l'uso di una facoltà non per costruire la conoscenza di un oggetto, ma semplicemente per guidarla. Tale è il caso delle idee trascendentali che pur non potendo essere usate per conoscere gli oggetti cui si riferiscono servono ad indirizzare la ricerca umana verso quella completezza ideale che esse incarnano. Domanda 10

TRASCENDENTALE

K connette il concetto di trascendentale con quello di forma a priori la quale non esprime una proprietà ontologica della realtà in sé ma solo una condizione gnoseologica che rende possibile la conoscenza della realtà fenomenica. Con ciò il trascendentale non si identifica con le forme a priori ma piuttosto con lo studio filosofico delle medesime.

FENOMENO

è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva. Il fenomeno è l'ogg. della conoscenza in quanto è condizionato dalle forme dell'intuizione (spazio e tempo) e dalle categorie dell'intelletto. Di conseguenza è sempre qualcosa che risulta relativo al nostro modo di conoscere. Ciò non significa che il fenomeno sia una realtà ingannevole o illusoria. Infatti il fenomeno ha una sua specifica oggettività consistente nel fatto che esso vale allo stesso modo per tutti gli intelletti conformati come il nostro.

NOUMENO

è la cosa in sé in quanto ogg. di una ipotetica conoscenza intellettuale pura. In senso positivo è l'ogg. di un'intuizione non sensibile cioè di una conoscenza exstra-fenomenica che a noi è preclusa e che invece potrebbe essere propria di un ipotetico intelletto divino dotato di una intuizione intellettuale delle cose. In senso negativo è il concetto di cosa in sé come di una x che non può mai entrare in rapporto conoscitivo con noi ed essere quindi ogg. della nostra intuizione sensibile. N.B. proprio perché l'uomo non è dotato di una intuizione intellettuale e perché il territorio che si estende al di là della sfera dei fenomeni è per noi vuoto l'unico uso legittimo è quello che lo assimila a un concetto-limite di uso negativo atto a circoscrivere le pretese della sensibilità.

ESTETICA

ANALITICA

DIALETTICA

CATEGORIE

sono i concetti puri cioè quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell'intelletto. Sono cioè le maniere con cui l'intelletto unifica a priori nei giudizi molteplici intuizioni empiriche della sensibilità. In ultima analisi le 12 categorie non sono che le maniere universali e necessarie tramite cui un predicato viene riferito ad un soggetto. A differenza delle categorie aristoteliche che hanno un valore ontologico e gnoseologico al tempo stesso, le categorie kantiane hanno una portata esclusivamente gnoseologico-trascendentale in quanto rappresentano dei modi di funzionamento dell'intelletto che non valgono per la cosa in sé ma solo per il fenomeno.

PURO

INTUIZIONE

conoscenza alla quale l'ogg. risulta direttamente presente. K distingue tra una intuizione sensibile e un'intuizione intellettuale. In specifico, l'intuizione sensibile è l'intuizione propria de un essere pensante finito a cui l'ogg. è dato. Coincide con la ricettività della sensibilità.