L'anima del Pensiero

By Sharky

Perché l'uomo può pensare senza che gli altri possano sentire i suoi pensieri? Questa domanda mi era sorta così, non so come, mentre seduta in uno spoglio vagone della metropolitana guardavo gli altri seduti di fronte a me. Era un classico vagone, come ne avevo presi tanti nei trent'anni della mia vita, un po' meno pieno del solito, forse per il fatto che era un orario insolito. Davanti a me c'era un prete intento a leggere il suo breviario. Un desiderio iniziò a bruciarmi: chissà cosa sta pensando? - È ovvio - mi sono detta - starà recitando le sue preghiere -, ma se invece si fosse perso nei suoi pensieri? In fondo è anche lui un essere umano. Certo più facile è capire cosa stanno pensando quelle due donne sulla mia sinistra. Sono sulla quarantina tutte e due, sicuramente impiegate visto il tailor beige, le mani curate e gli occhiali. - come se qualcuno avesse detto che tutte le impiegate devono essere con il tailor beige, le mani curate e gli occhiali - certo, non lo ha detto nessuno, però vedendole non ho potuto fare a meno di pensare a due impiegate. Stanno parlando di qualcuno che conoscono tutte e due: - hai sentito che Maria ha litigato con Giacomo? - e l'altra le risponde - sai, ho saputo, ... ma non dirlo a nessuno, mi raccomando, ... che Giacomo le ... - -ma non è possibile! Proprio ora si devono mettere a parlare sotto voce? - ecco proprio ora che avevo trovato qualcosa di interessante da ascoltare...

Credo che sia proprio per il fatto che non possiamo sentire ciò che pensa la gente che quando siamo sui mezzi pubblici, o comunque in un luogo pieno di persone che non abbiamo mai visto né probabilmente avremo mai occasione di incontrare nuovamente, ci mettiamo a seguire i loro discorsi. Chissà, forse, è solo che siamo curiosi, ma in fondo penso che sia perché sentiamo il bisogno di capire meglio l'essere umano. Ecco ad esempio quella ragazza che è in piedi di fronte a me, guarda fuori dal finestrino come persa nel vuoto. Il suo sguardo è fisso e i suoi occhi azzurri sono un oceano tempestoso. Certo per lei non deve essere un bel momento. Forse per la giovane età siamo portati a pensare che i problemi che l'affliggono sono di cuore, ma magari ... no devono essere di certo di cuore. Il viso non appare preoccupato, ma solo offuscato da un'accecante tristezza. Gli occhi sono cerchiati da delle profonde borse e sono ancora lucidi, come se avesse versato tutte le sue lacrime e ora si trovasse senza neanche più quello sfogo per dire al mondo come tutta la sua felicità è crollata in un solo istante. Lo so così ci si può sentire solo dopo che la persona che hai amato fino alla follia ti ha lasciato. Chissà chi è quest'uomo che le ha spezzato il cuore? E poi chi lo ha detto che deve essere per forza un uomo? Certo un tempo ci si poteva scommettere, ma oggi ... beh resta il fatto strano che è salita insieme a un uomo sulla settantina che ora è seduto tre sedie più in là rispetto a me. Continua a guardarla. Il suo sguardo è penetrante, c'è della dolcezza, ma anche lui è triste, come se fosse appena stato costretto a fare qualcosa che non voleva. Tra le dita accarezza la fede nuziale. È indubbiamente un bell'uomo, alto e robusto. L'eleganza accompagna bene il volto maturo arricchito da qualche ruga un po' profonda che nel rivelare l'età già abbastanza avanzata gli dà un aspetto di uomo vissuto, un che di attraente. Può una ragazza di diciotto anni essersi innamorata di un "vecchio"? mi piacerebbe sentire cosa ne pensano gli altri di questo vagone. Ad esempio quella vecchia seduta nell'angolo, con quel cappellino fuori moda che la fa sembrare uscita da un libro inglese. Sicuramente troverebbe l'idea impossibile oltre che sconvenente. Di parere opposto potrebbero essere però quei due quarantenni che le stanno in piedi davanti. Non portano la fede e temo non la porteranno mai, sono sicuramente degli scapoli incurabili. "Non ci faremo mai intrappolare dal matrimonio", questa deve essere la frase più pensata dalle loro teste. Ovviamente stanno parlando della loro ultima avventura - Fabio, ieri ero in un locale, sai quello che c'è vicino a Loreto, quello dove siamo andati con la Mara e la Francesca due settimane fa. - -sì quello dove c'è la cameriera che è stata per un mese con Franco- -esattamente quello, beh ero lì perché ero uscito un po' tardi dal lavoro e quindi non avevo voglia di tornare a casa e di farmi il solito piatto riscaldato nel micronde, e quindi sono entrato. C'era una bolgia infernale, stavo già per uscire quando sento qualcuno che mi viene addosso. Mi giro già pronto alla lite e vedo un angelo. Capelli biondi, labbra carnose, occhi scuri, non mi sono ancora ripreso dalla sua bellezza che lei mi dice - ciao, ma tu sei Mario!- io, completamente perso le dico un timido sì. Ti rendi conto non ho saputo dire nulla di meglio di un "sì"- - Mario, mi deludi. Tu, il corteggiatore del gruppo, che non cogli un'occasione come questa?- -già non ci posso credere neanche io, ma dopo...- Il secco rumore delle porte che si aprono, un attimo e anche questo gruppetto scende portandosi via le sue avventure. Chissà se quel Mario era proprio un Don Giovanni come voleva far credere. Forse! Magari, però, non è mai stato tanto bravo a corteggiare le donne, ma era riuscito a costruirsi una fama tra gli amici. In fondo non è poi così difficile. Quel ragazzo appoggiato alla parete in fondo al vagone sembra uno che con le ragazze ci sa fare. È alto, con i capelli corti un po' spettinati, tipo Herrison Ford, quel look da appena svegliato che sembra tanto piacere ai giorni d'oggi. Sta ascoltando la sua musica al walkman e si vede dal leggero trepidare delle labbra che sta cantando mentalmente e vorrebbe tanto essere in camera sua per intonare a squarcia gola i testi di quelle canzoni. Il volume è molto alto, ma si sente solo il battere ripetitivo della batteria con un lieve brusio di fondo. Mi piacerebbe sapere che canzone è, ma purtroppo non si riesce proprio a intuire. La musica ascoltata, in fondo, racconta tanto di una persona, probabilmente più di quanto non si possa credere. Ma ecco che si muove, sembra abbastanza svogliato, probabilmente sta tornando a casa e invece avrebbe voluto restare fuori con il suo gruppo di amici. Si avvicina alla porta, tra poco scenderà, ma ecco che seduto vicino alla porta c'è un ragazzo in divisa. Strano che non lo abbia notato prima! Si sa: il fascino della divisa non lascia indifferente quasi nessuna ragazza o donna e devo ammettere che io lo apprezzo molto. In effetti è un ragazzo carino anche se temo che se fosse in "vestiti civili" non attirerebbe particolarmente l'attenzione. Se lo guardi bene vedi che è un po' cicciotto, ma la divisa lo smagrisce e gli indurisce un po' i tratti gentili del viso. Ha la pelle del viso incredibilmente liscia, come se si fosse appena fatto la barba, e i capelli estremamente corti, color del grano maturo. Il taglio così corto fa risaltare le due orecchie a sventola che nonostante tutto danno importanza al viso, donandogli una particolare simpatia. Ecco un'altra fermata si avvicina, il treno rallenta bruscamente e tutte le persone in piedi oscillano lievemente nelle loro postazioni instabili. In queste occasioni, nelle ore di punta, si innesca un "tamponamento a catena" tra tutti i passeggeri e spesso un'innocente vecchietta, che ovviamente non si teneva sufficientemente bene, finisce per cadere rovinosamente tra le braccia di qualche sciagurato vicino che, data l'età della signora, non può neanche trovare un fittizio sollievo nell'imprecare per il dolore infertogli. Sono cose inevitabili: arriverà il giorno in cui saremo noi la povera vecchietta e spereremo di trovare una persona gentile ed educata, oltre che morbida, su cui planare. Va beh, in tanto che mi perdo in questi strani pensieri è proprio salita una vecchietta. Ha un'aria simpatica, forse perché a me fanno tenerezza tutte le persone di una certa età, in ogni caso ha un aspetto molto fragile: sembra che solo a guardarla si possa spezzare in mille frammenti. Eppure il suo sguardo è ancora fiero e nei suoi occhi si possono vedere tanti giorni duri e tante felicità che l'hanno portata a capire la vita probabilmente molto meglio di tante persone che pensano di essere degli esperti in materia. Ha le sue perle al collo e un leggero golfino di lana scura, forse nera o forse blu, non si riesce a capire bene. Ecco, questo si che è davvero interessante: chissà cosa starà pensando ora che il giovane soldato si è alzato per lasciarle il posto. Indubbiamente lui ha fatto un bel gesto, anche se chiunque avrebbe dovuto farlo, almeno chiunque con un po' di educazione. Tanto più quel giovane che è in divisa, eppure forse quello stesso abbigliamento ha riportato l'anziana signora hai vecchi tempi. Chissà, forse ha visto i suoi figli con divise, troppo simili a quella, partire durante la guerra e magari non sono mai tornati. O forse le ricorda quando ha incontrato per la prima volta quel giovane e affascinante soldato che poi è diventato suo marito. Troppi forse: è questa la cruda realtà che relega l'essere umano nella sua intima ignoranza, riparando la propria anima da orecchie indiscrete, ma condannando la propria ragione a non capire pienamente la sua essenza e la sua realtà. Resta almeno la certezza che dietro alla vita di una persona di quell'età c'è tutta una storia, tante di quelle cose che sarebbe bello sentire raccontate. Ma la vita va avanti e a ricordarmelo c'è quel gruppo di giovani. Sono tre ragazzi e una ragazza. Sono uno strano gruppo, ma sembrano molto affiatati: continuano a ridere. La prima frase che riesco a sentire è del più alto del gruppo -sai oggi non ho proprio voglia di andare al corso, che ne dite di bigiare?- ma la ragazza lo incenerisce con uno sguardo -no, non possiamo mancare. Insomma, come fate a non aver voglia?- dietro a quel semplice plurale c'è la coscienza che è solo lei ad aver realmente voglia di andare a quel corso, ma alla fine se quei tre ragazzi la seguono vuol dire che un po' di voglia ce l'hanno anche loro. Ma adesso cosa si sono messi a fare? Fanno quei giochi stupidi, o forse sarebbe meglio dire semplici, con le mani. Quei giochi che non hanno uno scopo, non un vincitore, ma che hanno il pregio di concludersi sempre con una risata. Nei loro occhi si vede la giovinezza, la voglia di vivere e quella dolce semplicità che rivela quanto poco abbiano già visto della vita. -cosa facciamo sabato sera? Vi va di andare al cinema, non so cosa ci sia, ma qualcosa di decente ci sarà senz'altro.- è il ragazzo più magro, quello dai lineamenti più marcati, che ha parlato. È un tipo deciso che probabilmente ha sempre voglia di far qualcosa. È vestito con abiti sportivi e sotto la maglietta si intravede un fisico muscoloso seppur piuttosto asciutto. Questo è un gruppo di ragazzi che si capisce non si sfalderà facilmente: quando si guardano negli occhi si intuisce che sono le loro anime a essere legate non solo le loro menti. Ci sono tante differenze, solo a guardarli si capisce che hanno vite, ambizioni, caratteri diversi eppure c'è qualcosa che non si può spiegare che li tiene uniti. Potrebbero essere ai due capi opposti del mondo, ma basterebbe un istante per far tornare tutto così. Neanche dieci, venti, cento anni di lontananza potranno mai cancellare un solo giorno della loro amicizia. Ma ecco che una voce metallica -"Capolinea, si prega di scendere!"- Mi ridesto: avevo socchiuso gli occhi mentre pensavo e non mi ero accorta che ero arrivata al capolinea e dovevo scendere. Sconvolta mi precipito fuori, quasi inciampo. Non capisco perché mi senta così agitata, ho analizzato tutte le persone di questa carrozza e ora non riesco a spiegarmi il perché mi senta agitata. Vedo in lontananza tutta la gente che si avvia verso le scale mobili, anch'io mi incammino, ma la terra sotto di me sembra tremare. Mi gira la testa ed è come se fossi in preda a un sogno, o meglio a un incubo. La mia mente è confusa e tutto intorno a me sembra assurdo, quando una mano mi tocca la spalla. Mi volto, un uomo bellissimo, alto, attraente, con gli occhi di un marrone intesso e i capelli scuri mi dice -scusi, signorina tutto bene?- io mi sento ancora più confusa di prima, ma mi rendo conto che devo rispondere qualcosa -sì, credo di sì- -bene, allora mi sarò sbagliato, mi era sembrato, prima mentre eravamo sul vagone, che fosse particolarmente assorta e poi quando l'ho vista uscire mi ha dato l'impressione di essere particolarmente agitata- e io non mi ero mai sentita così stupita e incredula: possibile che non abbia notato proprio quest'uomo??? -scusi, lei era sul vagone?- -sì, ero in piedi proprio accanto a lei.- -strano, non l'ho proprio notata, eppure? Non capisco!- -beh, non deve farsene un problema! Quando è salita sembrava molto stanca e appena si è seduta ha chiuso gli occhi e deve essersi addormenta. Non mi stupisco che non mi abbia visto!- -vuole dire che ho tenuto gli occhi chiusi tutto il viaggio?- -beh, non è che sia stato ad osservarla, ma per quel poco che ho notato sì, del resto succede a tutti di avere avuto una giornata un po' più dura delle altre.- -ora devo proprio scappare, o farò tardi. Addio- Non faccio a tempo a dire -scusi, mi dica solo...- che già è un ombra persa nella folla. E in tanto che la mia mente piange perché sa che con quell'uomo se ne è andato l'unico che poteva rispondere a una semplice domanda: "ho sognato tutto?", la mia anima saluta con un addio quell'uomo che mi ha riportato alla realtà, alla certezza che non si potrà mai sapere quello che pensano le altre persone, quello che sono le altre vite.